giovedì 1 ottobre 2009

Nè di Eva nè di Adamo (Amélie Nothomb)

"Può capitare che la fuga sia un gesto d'amore. Per amare ho bisogno delle mia libertà. Parto per preservare la bellezza di quello che provo per te. Non cambiare. [...]La fuga da la più grande sensazione di libertà che si possa sperimentare. Ci si sente più liberi a fuggire che a non avere niente da cui fuggire. [...] D'altronde, c'è sempre qualcosa da cui fuggire. Non foss'altro che da sé stessi."

Tutte le volte ci provo. Con tutta me stessa, mi dico: "E' finita. Non c'è futuro. Gira pagina, vai avanti. Lasciati tutto dietro le spalle, così, senza una parola. Semplicemente vivi la tua vita, lontano."

"Dire a qualcuno che è finita è brutto e falso. Non è mai finita. Anche quando non si pensa più a qualcuno, come dubitare della sua presenza dentro di sé? Una persona che ha contato qualcosa conta per sempre."

E riemerge, ogni volta, prepotente, quel sentimento per cui ti odio, sì, ti odio. Di un odio strisciante che non vuole farti del male ma non ti perdona. E' più un rancore, sordo, per la tua colpa di non volere me. Ma, allo stesso tempo, ti amo. Di un amore assoluto, che nulla potrà cambiare.
Mi stringe la consapevolezza che non c'è posto in cui fuggire perchè quello che sono, quello che sento, è più forte di qualunque fuga.

E allora torno.

Nessun commento: