domenica 7 marzo 2010

Sogno e desiderio


Aveva gli occhi rossi per il poco dormire e il fumo del locale. Dalle 24 in poi, nonostante fosse vietato fumare, la clientela era ormai abituale e tutta fumatrice, pertanto il proprietario permetteva che si fumasse. Nessuno dei presenti si sarebbe lamentato, soprattutto perchè la maggiorparte di loro fumava spinelli. Un fumo denso e aromatico si spandeva in tutta la sala.
Alice c'era ormai abituata
ma le si arrossavano sempre gli occhi. Colpa anche del trucco pesante e delle ciglia finte, ormai parte integrante del suo minimale costume di scena. Il resto era fatto da un bikini argentato con le frange sotto il seno e sui fianchi.
La prima sera
che si era mostrata in pubblico così, avrebbe voluto morire. Si ricorda come solo Marco, il suo migliore amico, fosse riuscito a calmarla (complici, anche quattro mojitos). "Pensa di essere in spiaggia", diceva. E lei si immaginò l'estate appena passata; il lido a Sperlonga e il sole caldo sulla pelle. Così uscì, sculettando, sul palco minuscolo, con un bikini minuscolo (così le sembrava senza che lo fosse) e dopo due minuti si stava già dimenando sul palo lucido della lap dance.
Ogni sera, prima di uscire sul quel palco, si domandava come mai
facesse quel lavoro. Si rispondeva che solo così avrebbe pututo finire la scuola di teatro. Era vero.
Marco l'accompagnava al
lavoro tutte le sere. Alcune volte restava e l'aspettava fino alla chiusura, altre volte andava a casa e tornava a prenderla. Come quella sera. Doveva finire un importante progetto di lavoro e sarebbe tornato a fine serata. Alice, finalmente in jeans, maglione e scarpe da ginnastica, lo aspettava nel foyer del locale, sonnecchiando sul divano di pelle rossa all'entrata. Il barista e il proprietario erano appena andati via. Il mercoledì sera chiudeva lei.
Aspettando Marco si era
addormentata, rannicchiata in posizione fetale.
La
svegliarono dei baci sul collo e sulle labbra. Aprendo gli occhi vide Marco che le sorrideva e continuava a baciarla. Le sue labbra erano morbide, calde. Istintivamente si sedette sul divano e lo abbracciò, restituendo il bacio. Sentiva, intanto, le mani di lui sotto il maglione. Si staccò dalle sue labbra, lo guardò negli occhi e, senza parlare, si sfilò lei stessa il maglione. Fecerò l'amore sul divano, in quel locale deserto, senza mai scambiarsi una parola. Baciandosi, baciandosi e ancora baciandosi.
Si sentiva
libera. Il suo corpo era libero.
Si addormentò fra le braccia di
lui, accocolata sullo stesso divano. La svegliò la voce di Marco: "Eccomi! Sei pronta? Ti accompagno a casa".
Arrossì.
Era appena arrivato a prenderla.


mercoledì 28 ottobre 2009

Tramonto

Sento il rumore dei miei passi mentre mi allontano.
Sento che è la strada giusta, la cosa giusta.
Lasciarsi senza lasciarsi.
Ti amo. Di un amore profondo.
Ti amo. Ma è come se non ti amassi più.
Come se non ci fosse più nulla da dire, da scoprire.
Non c'è.
Solo un senso d'immobilità.
Solo il richiamo della mia strada. Quella che devo percorrere da sola.
Quella che mi porta via. Anche se resto.
Quella che mi dice che ho perso. Anche se ho guadagnato molto di più.
E' un addio senza che lo sia.
E' un addio, anche se non vuole esserlo.
E' una partenza.


sabato 24 ottobre 2009

Pablo Neruda - per le mie idee confuse

SABRÁS que no te amo y que te amo
puesto que de dos modos es la vida,
la palabra es un ala del silencio,
el fuego tiene una mitad de frío.

Yo te amo para comenzar a amarte,
para recomenzar el infinito
y para no dejar de amarte nunca:
por eso no te amo todavía.

Te amo y no te amo como si tuviera
en mis manos las llaves de la dicha
y un incierto destino desdichado.

Mi amor tiene dos vidas para amarte.
Por eso te amo cuando no te amo
y por eso te amo cuando te amo.